LA PROTESTA DEL CARCIOFO

Sarà per le sue decantate proprietà salutari, sarà per via che è un prodotto di stagione, ma il carciofo è stato assunto oltralpe, quale simbolo di una protesta attualissima che di faceto non hai poi molto.
Vi riassumo i fatti e vi rimetto le mie conssiderazioni.
Leggevo proprio ieri sui giornali che il Parlamento francese ha bocciato la legge contro chiunque scarichi files dal web.
Gli internauti francesi si sono mobilitati nei giorni scorsi dando vita a un corteo di protesta colorato dal verde spento dei carciofi agitati dagli stessi manifestanti.
L’iniziativa ha preso le mosse da una proposta di legge dell’ex dirigente del potente gruppo francese FNAC ( la loro Feltrinelli) Denis Olivennes e sostenuta fortemente da Sarkò, la quale prevedeva il taglio della connessione a Internet verso chiunque scaricasse file senza pagarne i diritti.
La querelle, in verità, è vecchia ed è culminata non molto tempo fa in Svezia con il processo verso i gestori del sito PIRATE BAY, un motore di ricerca di file torrent, per lo scambio di immagini. L’accusa, della quale sono state promotrici le major, ha chiesto ben 10 milioni di euro di riarcimento.
La bocciatura della proposta francese, che prevedeva addirittura la creazione di un’agenzia per l’indentificazione dei “pirati”, ha comunque provocato un applauso estemporneo nell’aula del Parlmento. Un successo consistente, se considera che persino i fedelisimi dello stesso Sarkò hanno preferito disertare l’aula piuttosto che votare la legge. La partita non è chiusa perchè già il 28 aprile, quando il Parlamento sarà chiamato nuovamente a pronunciarsi sulla faccenda, bisognerà votare per alzata di mano, in modo palese.
L’impressione è che molti governi europei si stiano muovendo per arginare gli effetti di questo fenomeno.
Persino il precedente governo Prodi aveva tentato di porre un freno al dilagare dei blog. La legge Pisanu, pur sotto l’egida dell’ azione contro il terrorismo internazionale, aveva impedito l’istallazione delle reti wi fi nelle aree pubbliche metropolitane. Più di recente una onorevole del Popolo delle Libertà , al di là di ogni lodevole proposito di contrastare il fenomeno ella pedofilia on line, finisce poi con l’occuparsi degli interessi dell’industria audiovisiva, contro il fenomeno della pirateria online. Ancor più di recente lo steso ministro della giustizia ha così sentenziato: «Intervenire su Youtube è difficoltoso perchè si tratta di una rete, ma quando avremo trovato il modo, lo faremo». Riconosco che risulta assai difficile, da parte di chi detiene un potere politico e commerciale che sia, resistere all’impulso di controllare un ambito così esteso, affrancatosi ormai da tempo da un uso di nicchia. Da un canto c’è la necessità di impedire che la rete divenga una fucina incontrollabile di opinioni autogenerantesi e non indotte da alcuna forma di propaganda o condizonamento mediale, dall’altra vi è il bisogno di tutelare gli interessi economici degli editori e la proprietà intellettuale degli autori.
Se ci si può effettivamente auspicare la creazione di un codice etico- deontologico generale, aborrendo ovviamente, tutto ciò che può essere in qualche misura ricondotto ad azioni criminose, ritengo ingiusto impedire la circolazione del materiale e delle idee.
La rete, a mio modesto parere, è come l’etere: chiunque possieda un televisore o una radio è in grado di ricevere le onde radio con i contenuti di cui le stesse sono portatrici ( anche se molte volte questi contenuti sono diciamo così”addomesticati”).
Non vogliamo dare un padrone all’aria, all’acqua, all’etere, …alle fibre ottiche.
La rete è il primo luogo in cui può esprimersi e oggettivarsi compiutamente, un’idea di democrazia, nel senso della facoltà data a ciascuno di esprimersi, comunicare, condiviere, costruire, produrre contenuti e opinioni, per cambiare, dal basso – quindi democraticamente – la relatà personale e sociale in cui viviamo.
C’è poi un aspetto ai più prosaico di cui forse gli autori dovrebbero tenere conto. Chiunque scarichi musica, film oppure libri, difficilmente andrebbe in libreria oppure al cinema per fruire dell’opera oggetto dell’azione di pseudo-pirateria.
Il risultato è che l’autore riesce a far conoscere la sua opera anche a quel target poco motivato a spendere del denaro in prodotti culturali.
Chi è più truffatore/ pirata? Il borsettaio titolato che ti fa pagare un bauletto di plastica ricoperto dal suo monogramma la modica cifra di 700 euro, o l’ambulante che vende lo stesso bauletto 30 euro?
Raket degli mbulanti a parte, chi è veramente disonesto?
Elargire servizi a chi non può permettersi di pagare o riservare un’esclusiva a chi può vantare una proprietà intellettuale?Alcune volte potremmo parlare di speculazione?
Forse qualcuno non lo sa, ma ogni volta che si fa ruotare un cd in un locale pubblico, in occasione di una festa alla quale partecipino almeno 100 invitati, la SIAE riscuote diritti per centinaia di euro.
A proposito: APRITE QUESTO LINK, E’ INTERESSANTE!
http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=2&ID_articolo=697&ID_sezione=3&sezione=#