Evidentemente Sir Jim Rose ritiene che i tempi siano maturi per un consistente incremento delle ICT nella scuola dell’immediato futuro. Il Consigliere all’Istruizone del Regno Unito avrà preso atto che le abilità informatiche degli alunni , almeno in Albione, sono ormai tali da permettere la scoperta di orizzonti e dimensioni nuove per l’apprendimento.
Mi domando: in Italia, un simile disegno di legge, quali reazioni susciterebbe? La classe docente – e non solo quella – pullula di tecnoscettici.
E’ giusto precludere ai ragazzi la possibillità di costruirsi con gli anni un proprio PLE attraverso la frequentazione del web, dei suoi spazi per la socializzazione, delle sue repository, dei suoi strumenti per realizzare singolari forme di espressione individuali e collettive, diventare in sostanza dei learners 2.0?
Si può superare la dimensione fisica dell’aula o della propria stanza per correre incontro alle affinità elettive e casuali nel mare magnum di Internet?
Qualcuno potrebbe obiettare dicendo che i nostri ragazzi sono perfettamente in grado di creare autonomamente questa possibilità. Ma lo sono realmente tutti? Tutti dispongono dei mezzi e della formazione adeguata per poter apprendere, conoscere, conoscersi, creare in rete? Non è forse la scuola quel sottosistema sociale cui è demandato il compito non solo di formare, quanto di realizzare il più possibile condizioni abilitanti con un bagaglio minimo di skills uguali per tutti, tale che ognuno posa diventare attore nella società della conoscenza?
Mi verrebbe da proporre una modifica a questa legge o perlomeno si dovesse proporre in Italia… perchè non studiare la seconda Guerra Mondiale con l’ausilio di Wikipedia e/o i social network?? Cioè mi pare che sia necessario non perdere il passato, ma individuare modalità differenti.
Che ne dite?
ciao ciao
E’ proprio questo il punto cruciale: cambiare le modalità di approccio alla conoscenza. Il passato non va perso, assolutamente; quello che siamo oggi è il risultato di quanto è accaduto prima di noi e lo stesso sarà per chi verrà dopo di noi. Ma i tempi cambiano e la scuola non può non tenere conto del fatto che Internet e il Web 2.0 possono essere strumenti efficaci quanto un libro di testo nel processo di insegnamento/apprendimento .
Grazie ragazzi per i commenti!
Concordo appieno con le opinioni che avete espresso, come al solito approriate e ricche di spunti interessanti.
Alla determinazione anglosassone nel rincorrere il progresso, vorrà dire che potremo rispondere con la capacità creativa tutta italiana di riuscire a conciliare la tradizione con il nuovo. E’ un’ottima idea la vostra!
@Enrico
Io l’ho fatto fare ad una mia quinta di 5 anni fa 😉 Viene bene 😀